Stamani tappa alla Warehouse 421, un intelligente polo artistico creato dalla Salama bint Hamdan Al Nahyan Foundation per promuovere lo sviluppo sociale, culturale ed artistico della popolazione degli Emirati.
La nuova esibizione, aperta da un paio di settimane, è “Lest We Forget – Emirati Adornment: Tangible & Intangible” che percorre gli aspetti socio-ornamentali della tradizione locale: intelligente, organizzata in modo eccellente, è una vera sorpresa. Potreste pensare di trovarvi in un piccolo MOMA se si dimentica i magazzini in lamiera ondulata e il vecchio porto commerciale che le fanno da contorno.
L’opera sui Burqa, con i nomi delle donne che lo indossavano, costruita sulla trasparenza di lastre di plexiglas è quella che mi ha impressionato maggiormente, assieme ad un ritratto alla Roy Lichtenstein dello Zayed padre fondatore 45 anni fa degli UAE, dove però i puntini sono sostituiti con perle, noblesse oblige.
Sono andato a fare un po’ di ricerca sulla storia del burqa e sulle differenti tradizioni che lo impongono, assieme ai passi degli scritti religiosi cui si riferiscono, e alle fatwe che ne rafforzano l’uso obbligatorio, ma non c’è nulla che mi sia concesso scrivere senza che mi parta qualche goccia di sarcasmo o di critica (goccia? secchiata? tsunami?), quindi mi ritiro nell’atomismo di Wittgenstein “su ciò di cui non si può parlare si deve tacere“.
Foto? Ovvio, Facewall, il muro delle facce …
Impressionante. Un pugno nello stomaco
…. ciao da Mosca, appena arrivato