La prima volta c’ero passato bestemmiando nel Gennaio del 2001, nel buio.

Tra fango e giaccio, infilandomi in un pertugio che solo i più inguaribili ortodossi estimatori avrebbero potuto definire “marciapiede”. Poi cercavo sempre di evitarlo, malgrado mi costasse acrobazie pedonali, scegliendo tra il traffico del Garden Ring e l’affollata stazione di Paveletskaya, con i vari mini-bus Ural che scaricavano frotte di gente al sapore di zuppa di cipolle e rape.

Il buco di terra, nella terra, coperto dalla terra.

Il cantiere infinito davanti al mio ufficio è stata una presenza costante mentre mi affacciavo a guardare il cielo in direzione dello Swiss Hotel e del suo bar circolare sulla cima dove una Coca-Cola ti scioglie la carta di credito e non come ritorsione verso il nemico per antonomasia, l’America.

Ho vissuto a Mosca per 3 anni e il mistero di cosa volessero costruirci o realizzarci è stato sopito dall’indifferenza, ma ieri mattina, quando sono uscito dalla stazione della metropolitana dopo un paio di fermate sulla Zamoskvoretskaya Line, avendo scalato la profondità di questa stazione aperta nel 1943 in piena guerra, mi sono riproposto il problema.

Si, il marciapiede questa volta c’è, ma il fango dell’area, mescolato agli agenti chimici usati per sciogliere il giaccio, crea delle pozzanghere che ti macchiano in modo irreparabile anche una corazza in titanio. Ho scelto ancora una volta la strada lunga, mentre il nevischio si depositava sulla pelata, e mi avviavo verso il primo appuntamento della giornata vicino alla “Московский международный Дом музыки”, il Moscow International Performing Arts Centre, casa della National Philharmonic of Russia.

Foto? Ovvio, “il buco”, il cantiere davanti alla miniera dove piccono quando sono da queste parti, mescolato a un po’ di riflessi …

pavaleskaya

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

8 Comment on “15 anni di buco

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