“Buongiorno, vorrei un cappuccino, tiepido per favore“.
“Seduto o in piedi?” mi chiede la signora alla cassa, “Mi scusi, ma le interesse a fini statistici, per condurre un’indagine comportamentale, sapere come mi bevo il cappuccino?” le rispondo. Sono nell’aeroporto di Malpensa, e sono le 7:30 di mattina: sto aspettando che mi apra la lounge della compagnia aerea con la quale volo oggi, per fare una call di 3 ore prima di imbarcarmi.
Malgrado abbia un biglietto ultrascontato non economy, ma in cattle class (“carro bestiame”), ho una frequenza di voli con questo vettore tale che mi aspetto mi si intitoli i prossimi dieci A380 che gli consegnano: riuscire ad a vere una connessione internet civile è questione di sopravvivenza quando devi fare 3 ore in linea con gli Emirati, senza spendere un rene in costi telefonici.
Torniamo al cappuccino “standing vs seated“: l’addetta, con cappellino a bustina e riccioli a piovere che ne escono, mi spiega “Ha un prezzo differente“.
“Mi addebita una tariffa sulla base dell’area che occupo, minore se sono sulle mie scarpe, e superiore se ho suole e fondoschiena paralleli al suolo?” le chiedo, ragionevolmente interessato. “No, lei non capisce” mi risponde.
“Mi spieghi, la prego” le chiedo, con un’espressione di serio interesse.
“È differente” mi incalza, “costa di più“. “Questo mi è chiaro, ma – normalmente – un prezzo superiore per lo stesso bene è giustificato solo dall’aggiunta di un servizio o da una percezione che lo giustifichi“, e giuro che non sto facendo il cattedratico, “in questo caso mi sfugge il cambiamento“. “Lei non capisce proprio“: la sciura raddoppia la dose.
“Glielo portiamo al tavolo“, mi aggiunge, un po’ stufa. Finalmente un po’ di chiarezza!
Non ho nessun altro al bar, e devo aspettare ancora 15 minuti: la tentazione a mettere in crisi il sistema è affascinante.
“Ma se lo pago il valore ‘standing’ e poi me lo porto io al tavolo, quanto costa?“, le domando, “No, non può farlo, i tavoli sono riservati al servizio“, mi risponde, “Ma se il terminal è più deserto della Fortezza nel Deserto dei Tartari” le dico, non sperando però che colga il riferimento al romanzo di Dino Buzzati pubblicato nel 1940. “Senta, non faccia polemica con me: io faccio quello che mi dicono“, mi risponde con la logica di un Nazista dissociato, “se vuole ci sono quei tavolini laggiù …”
Foto? Non vi dico com’è finita ….
1) È un locale serio e mica un bar-sport di Cinisello Balsamo
2) Sei un attacca-brighe che non rispetta il cuore infranto di una barista che ha dovuto lasciare per dovere di servizio, il letto dell’amato.
1) mi pareva il bar di un terminal dell’aeroporto, e manco particolarmente lussuoso (ne invitante), ma è un po’ che manco dall’Italia e forse le cose sono cambiate .. 🙂
2) no, non sono un attaccabrighe, sono un rompicoglioni galattico 🙂
E’ bello essere consapevoli dei propri difetti, soprattutto quando sono a livello cosmico!!!! Un saluto Maurizio,65Luna
Sono segnalato nel Guinness dei Primati 🙂
‘Sta povera crista sta lavorando il giorno di Pasquetta invece di fare il pic nic in collina con una teglia XXL di lasagne, per una paga da fame (presumo). Non puoi farle della filosofia. Poi ti odia. Per forza.
“Filosofia”? Legittimo diritto a un consumo informato 🙂 🙂
“Consumo informato”.
Mi diverte un sacco! 🙂
Alibi che non fa una grinza. Più politically correct di così!
Diciamo che non vorrei averti come utente, ma ammetto anche di essere molto meno rigida della cassiera
Ma se son buono come un pezzo di pane da 125 chili!
Vagnoz mettiti nei panni di quella poveretta…
Un gigante che le fa obiezioni su tutto. Spero che, alla fine, tu le abbia lasciato una mancetta!!
“Su tutto” … dai, mica obiezioni, ma semplice curiosità 🙂
Sono sicura di sì, l’importante è che non ti metta di traverso
Tranquilla che anche di dritto son grosso 🙂 di spalle viaggio tra la 60 e la 62 ….
Allora ve bene, ti si prende per il verso meno scomodo
E te lo dico io come è finita: con il cappuccino bollente stampato sulla camicia. Ho indovinato?
Nah! Con la sciura che mi ha detto “Ma sa che però ha ragione … ma non mi faccia sentire!” 🙂
🙂 Fantastico! Un piantagrane che cita Buzzati…
Uno scassaminchia che potrebbe anche commentarti La Logica di Hegel, recitandola a memoria 🙂
Oddio! Potrebbe essere una delle peggiori torture. Per quanto spesso associate, storia e filosofia non vanno propriamente d’accordo.