In Cambogiano viene chiamato “koyun”, che non significa – per assonanza fonetica al dialetto milanese – “coglione”, ma bensi’ “vacca meccanica”. Anzi, il nome completo sarebbe “bufalo giapponese”.
Una testimonianza del passaggio, nei sistemi produttivi rurali, dal bovino asiatico al trattore mono-asse, con due sole ruote, che viene costruito in India, Thailandia, China, e appunto ancora in Japan.
Oggi, sulla strada che mi ha portato a spasso per la Cambodia agricola, fino prima a Beng Mealea, e poi verso il villaggio galleggiante di Kompong Kleang, ne avro’ incrociati e sorpassati alcune centinaia, ciascuno con attaccato un carretto e sopra riso, paglia, monaci, ragazzini in un ammasso multicolore scoppiettante.
Altra cosa curiosa, oltre alle centinaia di bancarelle che vendono lo sticky rice cotto alla griglia dentro pezzi di canne di bamboo, e’ il sistema di distribuzione della miscela (benzina e olio) che alimenta il suo motore a due tempi, insieme alle nuvole di scooters che sono l’esempio costante in Asia della mobilita’ proletaria. Centinaia di bottiglie, e ne ho notate un’infinita’ della stessa marca, riempite e lasciate al sole con uno stoppino a chiusura: un ricordo dei tempi delle contestazioni studentesche in piazza.
Foto? Bufali Giapponesi e Molotov nelle campagne della Cambodia …
Sempre interessante, angoli di pianeta che chi altri mai racconterebbe?
Immagini sempre impeccabili.
Ti giunga la gratitudine di un sedentario milanese di mezza periferia.
Stay tuned … saró in giro per un’altra decina di giorni