Il sole sta salendo sull’orizzonte, e lascio i colori di Bo-Kaap, il quartiere Malay di Cape Town, con la sua identità religiosa trasportata dall’Asia sud-orientale a partire dalla metà del 1700. In oltre 25 anni che viaggio in South Africa ho sentito le storie più creative sull’origine della colorazione delle case.

C’è chi dice i colori inizialmente identificavano la professione, in modo da trovare facilmente un medico, un sarto, un idraulico. Chi sostiene sia l’origine di un Carnevale che ancora oggi si celebra ai primi di gennaio. La versione che preferisco (e forse mi piacerebbe fosse anche quella vera), parla dell’emancipazione del 1834, con l’abolizione della schiavitù nell’Impero Britannico, e racconta che gli uomini e le donne, finalmente affrancati, avessero voluto celebrare qual momento dipingendo i muri delle loro case con colori vividi, che ricordassero a tutti la loro libertà.

Mi fermo a Chapmans Peak per un caffè. Un piccolo posto, curato, semplice, con segnali di vita vera in questo angolo del Rainbow Country. La tranquillità che emana è deliziosa, come il pezzo di cheesecake che mi viene servito, mentre il legno dentro la stufa distribuisce calore e sensazione temporanea di “casa”.

Casa. Chissà dov’è. Gli ultimi, tanti, anni da emigrante mi stanno sradicando. Non so più cosa mi leghi a dove, e non sono certo di volerlo cercare.

Continuo verso il Capo di Buona Speranza, mentre l’Oceano Atlantico imbianca le rocce, portandoti un’aria che non ha barriere fino all’Antartide. La radio locale ascolta la mia mente, e parte una canzone che riconosco sin dalle note, ben prima che la voce di Neil Young mi colpisca lo stomaco:

Old man look at my life, Twenty four and there’s so much more
Live alone in a paradise, That makes me think of two
Love lost, such a cost, Give me things that don’t get lost
Like a coin that won’t get tossed, Rolling home to you …

Ancora una mezz’ora di strada e mi siedo. 34°21’25” South, 18°28’26” East, Cape of Good Hope, il Capo di Buona Speranza, dove erroneamente si pensa che l’Oceano Indiano prenda il sopravvento sull’Atlantico, mentre invece capita qualche centinaio di chilometri più ad East.

Il turismo è scarno. Stagionalità, ma forse anche il fatto che l’instabilità politica ed economica sta portando una recrudescenza di criminalità che ha posizionato Cape Town tra le prime dieci città al mondo dove si può essere rapinati, uccisi, violentati. Bello essere soli in questo posto.

La Leica Q2 fa il suo lavoro, e raccoglie dettagli che solo il ricordo può battere in definizione e risoluzione: dieci immagini oggi. Domani torno nel Paese dei Castelli di Sabbia, e tempo una lavatrice, vado a trovare i nipotini di Ataturk, in un viaggio che pare unire due galassie.

It's been over 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, always carrying with me a Leica M camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

7 Comment on “VERSO IL CAPO

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