Alzo le braccia in segno di resa: la settimana si sta dimostrando più pesa del previsto, e la valutazione era già ampiamente negativa, roba da fare i calcoli attuariali sfregando cornetti rossi e svicolando eventuali gatti neri. Devo fermarmi, è chiaro.
Il segnale mi è arrivato esattamente alle 14:55 locali, quando sono entrato in un ufficio dalle parti di Outram Park, in una bella palazzina coloniale, sotto una pioggia epocale che mi ha inzuppato anche il fegato: sono cotto.
Facciamo un attimo di rewind: sono un maniaco della puntualità negli appuntamenti e non tollero ne miei ne altrui ritardi, avendo una giornata scandita da call e fusi orari. Son partito in tempo da City Hall prendendo la North-South Line, coincidenza a Dhoby Ghaut e sgambata per arrivare a prendere la linea viola (North-East Line). Qui mi son messo al telefono con un collega seduto a Dammam e, appoggiano lo zaino sopravvivenza sulla spalla sinistra, ho percorso tutti i 200 metri tapis-rulant sulla destra, corsia riservata a chi cammina mentre sulla sinistra ci si gode il paesaggio da fermi (del mezzanino della stazione), giocando a angry-dragoon (versione asiatica di angry-birds, ironia sul fatto che qui tutti girano con palmari vari attaccati al muso e digitano come ossessi).
Solo alla fine mi sono accorto che con lo zaino ho seccato almeno 35 persone, sbattendo contro di loro, ma è stato come se alcuni moscerini si fossero schiantati sul parabrezza di un autoarticolato, vista la differente massa tra me e gli asiatici in loco.
L’uscita “H” della fermata di Outram è praticamente in Indonesia tanto ho dovuto camminare, ho terminato la telefonata salendo su una scala mobile ferma, ovvio l’unica in tutta Singapore dove fanno dell’efficienza un vanto: 107 gradini alti 28 cm, 107 bestemmie silenziose e mentali mentre la conversazione telefonica languiva non per mancanza di argomenti ma per percepibile affanno. Mandato a cagare il collega che mi ha chiesto se stessi penetrando un ornitorinco.
Ovvio la pioggia si era tenuta in serbo gli effetti speciali per i soli 250 metri che ho dovuto percorrere all’aperto, e sono arrivato come se fossi stato il cocchiere del Faraone sul quale si son chiuse le acque del Mar Rosso durante l’infruttifero inseguimento a Mosè e alla sua gente: mi mancava solo mi spuntasse una carpa (in Europa direi triglia, in Liguria acciuga) dal taschino della giacca come fosse una pochette.
14:55 suono ed entro dicendo “Buongiorno, sono Mau, della società XYZ, e ho un appuntamento alle 3 con TizioCaio”. Attimo di smarrimento negli occhi della segretaria. “Veramente Mr. TizioCaio è a HongKong oggi, e non rientra fino a domenica“. “Strano, ci siamo sentiti alcune volte anche per definire nel dettaglio l’agenda dell’incontro, 90 minuti belli fitti sulla gestione dei servizi in XXX”. E apro da saputello l’ipad andando a recuperare l’ultima mail ….
“Dear Mau, I’m very pleased to confirm the meeting on Friday 13th at 3pm in our offices …..“. Avevo solo 10,080+5 minuti di anticipo, il meeting è la prossima settimana. Mi si son piegate le orecchie manco fossi stato Joda di Star Wars: mi scuso, aggiorno a Lunedì brasandomi gli unici 90′ di scorta che avevo e torno in ufficio.
Foto di oggi? Alle 18:30 ho staccato e sono passato a farmi una birra al Raffles …