Son qui che conto i granelli di sabbia di una clessidrona enorme, e latito un filo sia in termini di blog che, soprattutto, di fotografia: al solito c’è qualche anima pia che si preoccupa. Tutto bene, solo crisi ispirazionale, chiamiamola così.

Sto leggendo più del solito di tematiche economiche e ogni tanto mi trovo a fantasticarne i retroscena: mi è successo con il risultato dell’ultimo meeting a Vienna dell’OPEC, l’organizzazione che riunisce i paesi produttori di petrolio. Malgrado negli ultimi 4 mesi il prezzo di riferimento del greggio sia sceso dai $115 ai $70 il barile, non si è deciso un taglio della produzione.

Questo sicuramente aiuterà delle economie che sono altamente dipendenti dal combustibile fossile di un’Europa in condizione asfittica. E sulla speciale condizione “asfittica” dell’Italia, il nostro recentissimo rating BBB, un pelo sopra la spazzatura, la dice lunga sulla necessità di andare avanti a passi speditissimi sulle riforme economiche o ci si trova ad applicare un art. 18 a vuoto, cazzo, visto il fallimento completo: speriamo lo si capisca e si pianti di dar fiato a chi non si è lamentato durante 20 anni di Berlusconismo e adesso riscopre il sindacalismo da barricate. Ok la pianto con la polemica politica, sorry.

Mi ha divertito pensare in fanta-economico e in fanta-politico sul prezzo del greggio a $70 il barile. In questo momento i due più grossi produttori sono la storica Arabia Saudita e gli Stati Uniti che, attraverso lo sfruttamento delle shale formation (con il fracking), sono riusciti a innalzare di un terzo la produzione negli ultimi 4 anni, raggiungendo i 9 milioni di barili al giorno (b/d), solo 1 b/d al di sotto della produzione dell’Arabia.

Mentre gli USA hanno rivoluzionato la loro strategia di approvvigionamento energetico, diventando da consumatori/importatori a produttori/esportatori, l’Arabia riesce comunque a convivere con un prezzo basso, avendo costi estrattivi inferiori e soprattutto una spesa interna che poco influenza il loro GDP.

Chi sta subendo pesantemente il ribasso sono altri: Venezuela, Nigeria e Russia soprattutto, che basa la sua vita sulle esportazioni di oil e gas.. Mi divertirebbe pensare in fantapolitica, come dicevo sopra, e pensare ad una manovra che tende a mettere in forte crisi Mr. Putin per tenerlo sotto pressione sulla faccenda dell’Ukraine dove l’uomo non ha perso il vizietto di invadere i paesi satelliti. Dall’altro lato lo schiaffo di reazione del buon Vladimir, ex-capo del KGB, con l’annullamento dei piani di costruzione del nuovo gasdotto verso l’Europa e una maggiore attenzione alle richieste della China è forse una delle ultime cartucce a disposizione prima di portare il suo paese ben oltre la crisi e la recessione: alla fame.

Foto? Un po’ di anni fa ho lavorato per oltre 24 mesi in Russia, a Mosca …

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It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

2 Comment on “Cosa aspettarsi?

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