I weekend che passo da queste parti rischiano di diventare di un a prevedibilità monotona: bici, nuoto, grocery, bucato, lavoro. Mi pare quasi di scrivere i Diari della Guiana, novello Henri Charrière, sostituendo l’Isle du Diable con Al Reem Island.

Fortuna che riesco a fare qualche cazzata divertente per spezzare la routine.

Stamane, durante il giro in bici, mi son fermato (come al soltito, ovvio) a guardare un gruppo di Pakistani giocare a cricket nello spiazzo in fondo ad Al Mina, dopo tutta l’aera degli storehouses: ormai faccio parte del folklore locale quando passo sulla Brompton e non desto quasi più l’ilarità generale nel vedere un facocero che pedala su uno smilzo biciclo.

Stavolta sono arrivato quasi alla fine di uno dei loro “tempi”, che sarebbe corretto chiamare innings. Il lanciatore voleva fare lo smargiasso, e mi ha chiesto se volevo provare a fare lo “striking batsman”, cioè il “battitore attivo”, mentre lui mi lanciava la palla per fiocinare via i cazzilli di legno appoggiati sulle tre asticelle.

E perché non provare? Da ragazzino avevo dato due colpi a baseball, e poi tentato solo una volta col tennis ma avevo beccato in pieno il “maestro” in faccia con un dritto da paura: unico sport che pratico occasionalmente dove tengo in mano qualcosa per colpire una palla (e non pensate in modo maiale, please) è lo squash.

Yeah dude, let me try but be gentle, ok? Slow ball, ok?” gli ho detto.

Ci saranno stati 30 tipi intorno e ho cominciato a sentire degli incitamenti in Urdu che, non comprendendoli assolutamente, potrei tradurre dalla fonetica come “Svernicialo!”, “Fajie girà la testa, daije!” (questo con accento Urdu-romanesco), “Fagli fischiare le orecchie!“, “Non la deve manco vedere la palla!” e simili.

Ha preso una rincorsa con un sorriso sornione e poi si è piegato in avanti facendo ruotare il braccio e lasciando partire una mina rossa, dal colore della palla, mentre io contravvenivo alle regole del cricket e ho portato il chilo e mezzo della mazza sulla spalla invece che tenerla a terra come previsto dal regolamento, mi si conceda un po’ di creatività, cazzo!

La fortuna dannata del principiante.

Con uno “schock” secco ho beccato la palla con tutto il carico della rotazione del corpo, facendo partire un missile in parabola.

2 secondi lunghissimi di silenzio assoluto, iniziati dal rumore di 30 mascelle che cadevano. Poi “Catch-catch-catch!” (prendila, prendila, prendila) detta all’unisono da tutti: pare che, secondo le regole del gioco, il prendere la palla al volo eviti secoli di sfighe e sventure alla squadra avversaria.

Un paio si son fatti dei selfie con me.

Foto? Pessima luce, poca ispirazione, ma diciamo che ho trovato una pista ciclabile verde Islam, guarda caso …

bici

It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.

4 Comment on “Catch, Catch, Catch!

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