Il sudore mi gocciala sugli occhi mentre sto cercando l’inquadratura nel mirino: l’orologio mi segna 39 gradi e siamo ancora nella prima parte della mattinata. L’umidità ti fa attaccare i vestiti addosso come intonaco sul muro.
Lavorano in due sulla barca 107, mentre un terzo si riposa all’ombra della 128. Uno va di scalpello e l’altro assiste diligentemente: nel senso che proprio sta a guardare il “maestro d’ascia” che, lasciatemi dire, non sta certo prendendosi alcuna fretta nel portare avanti il lavoro. Certo, il clima non aiuta, ma questa è flemma storica impiantata nel DNA a colpi di sostituzione delle eliche più importanti con dei comodi cuscini dove sdraiarsi.
“Assalham aileiku saddiki, da dove vieni?” gli chiedo. “Da Jiwani, in Pakistan al confine con l’Iran“.
Porto di pescatori a poco più di 30 chilometri dal confine, Jiwani si apre sul Golfo dell’Oman alla stessa altezza dell’opposta Sur nel territorio del Sultanato. La ricca fauna marina ha fatto sviluppare l’industria ittica, e molti dei suoi 25mila abitanti vivono dei proventi diretti o indiretti delle reti. Si stava parlando, in un’epoca vicina ma con il prezzo del greggio che era due volte e mezzo quello odierno, di esplorazioni near-shore per cercare giacimenti, ma il corrente valore economico dell’oro nero non consente di coprire gli alti costi di ricerca e l’estrazione su piattaforma. Per ora le tartarughe marine che ammontano su queste coste se ne possono stare in pace.
Foto? Un po’ di scatti di stamani, che devo prendere la mano con la nuova ragazza tedesca e il suo mirino elettronico …
It's been almost 50 years that I travel across the word (and the 7 seas), on business or vacation, but always carrying with me a Leica camera. I started keeping this kind of journal a while ago. Even if sometime I disappear for ages, I'm then coming back with semi-regular updates: publishing is a kind of mirroring of my state and emotions, and you need to take it as it is. All published photos are mine.
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Dal punto di vista tecnico qualcosa non mi torna:
L’unico che lavora ( o almeno sta facendo finta di farlo) sta usando un martello Stanley per edilizia nuovo nuovo, quello per piantare i chiodi, invece di usare un mazzuolo di legno, come tutti gli intagliatori; lo scalpello da falegname è arrugginito, anche sul lato tagliente, ovvero fino a cinque minuti prima non aveva tagliato nulla da mesi.
Com’è ?
Dovevano darsi un contegno evidentemente …. 🙂
Tenuto conto che sei nella terra in cui l’off shore é lo sport nazionale, il tizio é messo male…. senza considerare che il maestro d’ascia ha bisogno di ripetizioni (concordo con compagno lettore). 😉
🙂
In quanto a flemma sembrano imbattibili, però con 39 gradi si può capire!
Pur non sapendo nulla di navi e barche quel martello giallo mi ha lasciato interdetto, concordo con i tuoi amici lettori…
In ogni caso la nuova tedesca sembra fare ottimamente il suo lavoro.
Ciao Mau!
Il concetto di “lavoro” da queste parti ha delle declinazioni che noi tradurremo in modo differente, concordo con tutti voi.
E venendo alla Q, si, la tedesca con ‘sta strana roba 28-35-50 elettronico mi sta divertendo … anche se la M è per me fede pura!
Probabilmente hanno ragione loro…
Ciao Mau!
Great series !