Stamani ho posato il culo su Acid Lemonade (la mia bici qui ad Abu Dhabi) che erano da poco passate le 7 e il meteo poteva definirsi come “desertico-autunnale” con una bella nebbiolina umidiccia a ricordarti i piaceri del clima in questa fetta di mondo. L’idea era quella di fare un giro tranquillo e approfittare che il venerdì da queste parti, fino all’uscita dalle moschee dopo la preghiera, il traffico è quasi inesistente.
Sono passato da Al Reem ad Al Mahria Island e ho tentato di imbucarmi sul ponte che hanno appena finito, ma è ancora chiuso al traffico. Un solerte operaio, abbandonato lì da penso una secchiata d’ore mi ha fermato con un “Aljisr laysat maftuhatan” (il ponte non è ancora aperto) con un accento che sapeva di Peshawar, di curry e di montone. Sceso dal ponte principale ho allora preso a destra dopo il Meridien, imboccando la strada che porta verso Saadiyat, tagliando poi a sinistra verso Mina Al Zayed.
Ho superato il mercato ortofrutticolo e proseguito attraversando tutta l’area della warehouses fino al “New Iranian Market” dove dubito ci sia mai stato un occidentale a parte me e il Doctor Livingston. Ho colto la sorpresa e il sorriso di un gruppo di ragazzi pakistani che stavano giocando “al grillo” (cricket) nella piazza davanti ai rimorchiatori, zona stranamente risparmiata dalla nebbia: vedersi 120 chili di roba con una sgargiante maglietta rossa che pesa su una bici giallo acido è una cosa che ha destato l’ilarità generale, permettendo al perfido lanciatore di fiocinare via il wicket.
Attimo di cultura sportiva: quella sorta di tempietto votivo che è alle spalle del battitore nel cricket è chiamato appunto “wicket”, composto da tre aste in legno (“stumps”) con sopra appoggiati due cazzilli (“bails”) la cui caduta provoca sventure alla squadra in attacco peggio delle piaghe bibliche.
Ho proseguito risalendo fino al Fish Market e imboccando la ciclabile della Corniche fino al termine della spiaggia e poi su verso la Marina e l’Eritage Village. Girato intorno all’isola son ridisceso a riprendere la ciclabile verso casa, allungando con un paio di deviazioni fino alla punta estrema di Al Reem.
50 e passa chilometri di pedalata in un paio d’ore. Il culo si lamenta più dei muscoli: ora a casa a impacchettare i miei resti mortali che domani trasloco in un altro appartamento e domenica me ne vado a far danni in fondo all’Africa.
Foto? iPhone stamani …
Devo dire che immaginarti a pedalare una bici lisergica in mezzo ad una partita di “Ultra Cricket Fottazzo” (ndr Guida Galattica per autostoppisti), ha rischiarato la mia giornata.
Un abbraccione fratello
Un forte abbraccio a te!
“Le regole che lo definiscono sono talmente complesse e ponderose, che l’unica volta in cui fu stampato un volume che le raccoglieva tutte, il volume stesso subì un collasso gravitazionale e diventò un buco nero.”
Grandissima citazione 🙂
Le prime 3 foto mi piacciono moltissimo. Belle belle. 🙂
Se ci togli i grattacieli e 30° di temperatura, ci aggiungi le colline, la cultura, la storia, la gente sanguigna e un bicchiere di rosso pare proprio di essere dalle tue parti!
Un abbraccio, amica adulatrice!
Caspita, hai ragione…è proprio uguale uguale 😀
Signùr! Tanti kilometri e ti sei ritrovato ancora in Padania!
Concordo con Nuzk: le prime tre foto sono bellissime 🙂
Trasloco + un sacco di ore d’aereo: ci sono week end più rilassanti…
Riguardati!
Mi tengo in vita e tra due giorni sono a Mandela Square!
Credevo andassi in Angola… Sei già tornato?
Doveva essere la scorsa settimana, rimandato a dopo Mosca
Sembra una città fantasma…. Quello che, forse, diventerà tra qualche anno…
Hai deciso per il 55°?
No, quarto piano 🙂
Wow! Bellissime foto 🙂
Ciao Mau, un abbraccio😘
Adulatrice! Faccio una strana tappa a Milano venerdí sera: ci siete per un boccone alla Liberazione e qualche fotografia?